Lungo un cammino di oltre 200 km è facile aspettarsi di trovare tipi di cucina differente. Se poi i territori che si attraversano sono assai variegati anche dal punto di vista morfologico, con alte montagne e valli, laghi e pianure, è chiaro che l’offerta gastronomica rispecchierà la varietà degli ambienti attraversati.
In Valchiavenna, lungo la Via Spluga, a farla da padrona è la Brisaola, un taglio di carne bovina salata e stagionata, da gustare senza condimento, accompagnata solo da pane e da un buon bicchiere di vino. Aromatizzata con i fumi naturali di legno di pino o larice, viene lasciata maturare nei tipici “crotti” (cantine naturali della montagna) dove la temperatura si mantiene costante. Un altro prodotto di eccellenza della Valchiavenna è il violino di capra, originario della Valle Spluga, che ha ottenuto il Presidio Slow Food.
La cucina lariana è contraddistinta da piatti influenzati dalle culture alimentari del lago e della montagna: piatti a base di pesce si affiancano a taglieri di salumi e formaggi, il tutto condito dall’ottimo olio DOP “Laghi lombardi – Lario”.
Il territorio brianzolo, con la sua vocazione agricola “obbligata” dalla vicinanza della grande città, esalta una tipologia di cucina essenzialmente povera. La risorsa agricola più compatibile con questa geografia e con queste funzioni è stata quella dei cereali secondari (prima segale, miglio e orzo, poi il granoturco) mentre la superficie boschiva ha da sempre favorito l’attività della caccia (volatili, selvaggina) e di raccolta (castagne, noci, lumache e gamberi di fiume).