Il villaggio di Crespi d’Adda, fondato dall’industriale cotoniero Cristoforo Benigno Crespi, che da poco aveva qui costruito un moderno cotonificio, rappresenta un caso quasi unico in Italia di un paese letteralmente inventato dal nulla per fornire alloggio agli operai, agli impiegati e ai dirigenti dell’azienda.
E’ questo un classico esempio dell’ideologia paternalistica aziendale dove filantropia, utopia e interesse economico si integrano sull’esempio delle “company towns” inglesi nel progetto di controllo della manodopera. Il favorire una vita sana e morale e l’anteporre i bisogni della comunità alle necessità di produzione ha come fine ultimo l’allontanare gli operai dalle rivendicazioni sociali, dagli obiettivi della lotta di classe e dall’organizzazione sindacale. Il rigido sistema di gerarchie sociali si realizza anche nell’organizzazione dello spazio: al centro geografico la fabbrica, da qui si dipartono due assi perpendicolari. Il primo, parallelo al fiume, fiancheggia lo stabilimento fino al cimitero e separa gli spazi del lavoro da quelli della zona di residenza, del tempo libero e dei servizi; il secondo collega il corpo centrale dell’opificio con la piazza alberata antistante la pineta.
Gli edifici residenziali sono distribuiti a maglia regolare con una successione di crescente prestigio man mano che ci si allontana dalla fabbrica. In un primo momento, a partire dal 1878, furono costruite alcune grandi case plurifamiliari per gli operai, poi tra il 1889 e il 1984, fu il momento delle villette mono e bifamiliari, costruite sul modello dei cottages inglesi. Nel 1894 iniziò la costruzione della villa dei Crespi, progettata in forma di castello, con tanto di torri e merli, dall’architetto Pirovano; l’anno prima era, invece, terminata l’edificazione della chiesa, su progetto dell’architetto Cavenaghi. Fino al 1925 seguirono altre opere che completarono la struttura del paese, come il cimitero, nuove villette per gli impiegati, l’asilo per i figli degli operai, l’ambulatorio e il lavatoio. Il paese che si era andato così formando, e che vediamo ancora oggi sostanzialmente intatto, rispondeva a un preciso disegno che individuava, mettendoli in posizione privilegiata, l’uno di fronte all’altro, i simboli del potere: la villa-castello e la chiesa.