La via lungo il Passo della Forcola, collegamento tra la Valchiavenna (Gordona, Mese e Chiavenna) e la Valle Mesolcina (Soazza) fu conosciuta e praticata, fin dal Medioevo (e probabilmente anche prima), per scopi militari. Nel 1600 e 1700 la mulattiera venne, poi, ampliata e frequentata dai mercanti che, non potendo transitare per le terre dello Stato di Milano, volevano commerciare con i paesi svizzeri e la Repubblica di Venezia. In questo periodo l’itinerario veniva appellato “via del sale” e utilizzato, per diverso tempo, come naturale prosecuzione della Strada Priula (la via che collegava Bergamo a Morbegno e proseguiva verso est).
Alla via della Forcola sono riconducibili anche ricordi piuttosto macabri legati al periodo della peste del 1600: lungo la strada, all’ingresso di Chiavenna, si trova tuttora un disegno di chiave scolpito nel sasso – la cosiddetta “Chiave della peste” – luogo in cui, secondo la tradizione, le guardie impedivano ai mendicanti, sospetti di contagio, l’accesso alla città.